lunedì 15 febbraio 2016

"Da oggi ci sono anch'io!" - Quando un cucciolo Welsh Corgi arriva in famiglia...

È importante che l'arrivo in famiglia di un piccolo, tenero e amorevole batuffolo peloso e piagnucoloso non ci faccia perdere di vista l’importanza di soddisfare i suoi bisogni e le sue esigenze in maniera idonea. La maggior parte delle volte nell’affannosa e deleteria ricerca di appagare ogni sua presunta necessità agiamo come se i bisogni fossero i nostri.
Nulla è più tenero e commovente che riversare affetto, dedizione e aspettative su quel piccolo cucciolo peloso con le sue zampine troppo corte che infondono infinita tenerezza.
Ed è proprio da qui che iniziano le incomprensioni con il nostro tanto atteso e già tanto amato piccolo amico! Dal tentativo di comunicare con lui attraverso il linguaggio umano, volerlo educare attraverso una comunicazione che non è in grado di comprendere perché non appartiene a lui ma a noi, con l'unico presuntuoso e deludente risultato che pensiamo non ci capisca quando invece siamo noi che non capiamo lui, essere sociale per eccellenza, nel caparbio tentativo di insegnargli concetti con un linguaggio a lui sconosciuto.
E come faremo a rispettare le sue necessità e a farlo crescere in maniera equilibrata sia mentalmente che fisicamente se non ci sforziamo almeno un po'  a comprendere che si tratta di una specie diversa dalla nostra e per la quale devono essere utilizzate forme di comunicazione differenti? Quando un cucciolo arriva nel suo nuovo gruppo (famiglia) la cosa più importante per lui (non dimentichiamo che in natura questo è vitale) è riuscire a inserirsi in questo branco e individuare un punto di riferimento (capobranco) che gli infonda sicurezza esattamente nello stesso modo in cui la sua mamma lo ha accudito ed emotivamente  contenuto nel periodo neonatale.
Più la mamma sarà stata presente nei primi sessanta giorni della sua vita fornendo sostegno sicuro al cucciolo, più lui riuscirà a essere un adulto autonomo e capace di controllarsi. La madre non è solo colei che lo nutre e protegge ma anche un porto sicuro in cui tornare e allo stesso tempo un filtro efficace nei confronti del mondo che in questo modo insegna la socializzazione, la conoscenza, l’autocontrollo e tutto questo per diventare un adulto autonomo e senza paure.
Allo stesso modo, dopo i sessanta giorni di vita, quando non può più contare sulla sua mamma ed è all’inizio dello sviluppo comportamentale, necessita di una guida alla quale rivolgersi quando è in difficoltà e con la quale collaborare nel momento in cui serve. Avere un punto di riferimento per un cucciolo è importante per la sua crescita emozionale e per affinare le proprie capacità cognitive in modo da diventare un Corgi-adulto equilibrato. Se questo non avviene, se ci comportiamo in modo errato inviando al nostro compagno peloso messaggi contrastanti i risultati potranno essere diversi fino ad arrivare a stimolare, in alcuni di loro, l'aspetto competitivo più che quello collaborativo.
Il filo che divide il concetto di dominanza con quello di collaborazione sembra sottile ma in realtà è molto molto consistente e un bravo capobranco quale dobbiamo essere con i nostri peolsi è autorevole ma mai autoritario.
In generale i cani hanno una parte cognitiva e una emozionale e le loro risposte comportamentali sono legate alle diverse esperienze; hanno un'intelligenza che gli permette di acquisire conoscenze e di utilizzarle poi per risolvere i problemi e adattarsi all'ambiente in cui vivono.
Ecco perché è fondamentale che il cucciolo sia partecipe di tutte le attività della famiglia perché in questo modo sarà in grado di costruire il suo personale bagaglio di conoscenze che gli permetterà di essere membro equilibrato e collaborativo all'interno del suo nuovo branco-famiglia. 
Dobbiamo sapere e mai dimenticare che i nostri Corgini (e tutti i cani in generale) hanno lo stesso progenitore del lupo, animale con il quale dividono molto più che una parte sostanziale del DNA, ma del quale ricalcano azioni e schemi mentali tipici di varie fasi della crescita. Per meglio dire, ogni razza selezionata dall'uomo raggiunge un’età mentale precisa e diversa da razza a razza ed è sovrapponibile a un preciso periodo della vita del lupo.
La maggior parte dei nostri amici quattro zampe raggiunge, in età adulta, un’età mentale che è paragonabile  a quella di un bimbo di 2 – 3 anni, ma alcuni vanno ben oltre e i Corgi sono tra le poche razze che raggiungono un’età mentale corrispondente a quella di un adolescente di 16 - 17 anni.
Sapere questo è importante quando si decide di aggiungere un membro peloso a quattro zampe in famiglia perché, nonostante la maggior parte delle persone decida in base al senso estetico, la vera scelta dovrebbe essere fatta sulle peculiarità caratteriali della razza e questo proprio per non avere sorprese future e poter sviluppare con il nostro nuovo compagno una duratura empatia. È un cane intraprendente e pertanto non bisognoso solo delle nostre attenzioni ma di far parte in modo attivo della famiglia con compiti e incombenze come ogni membro del "branco" e sottovalutare le attitudini per le quali la razza è stata selezionata o peggio ancora relegarlo in zone o luoghi in cui non possa esternare e sviluppare le sue peculiarità significherà renderlo un Corgi infelice.
È oltremodo importante, quindi, comprendere fin da subito il linguaggio corretto per comunicare con un Corgi anche quando ci troveremo di fronte un cucciolo di pochi mesi di vita che attende impaziente e speranzoso di far parte della sua nuova famiglia nella quale poter contribuire attivamente con il ruolo a lui più idoneo fino a diventare il compagno fedele, del quale tutti sappiamo poterci fidare ciecamente e che fin da quel lontano giorno, quando era ancor un batuffoletto peloso,  mentre noi faticavamo a  comprenderlo, lui aveva  già deciso che ci avrebbe amati per sempre.

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